Parola #10

APPRENDIMENTO
di Margherita Macrì – Copywriter Ed. Fazzi

Scrivere per tutti – Il lavoro sui pannelli accessibili del Museo della Ceramica di Cutrofiano

Scrivere semplice è molto più complicato di scrivere complicato. Sembra un buffo paradosso a effetto, di quelli che vengono utilizzati per far sorridere. E invece è una verità, forse anche un po’ banale. Solo che io me ne sono accorta appena un paio di anni fa, quando ho iniziato a insegnare italiano in una scuola secondaria di primo grado.
Dopo aver passato i primi mesi a parlare e a scrivere con periodi lunghi, subordinate, piogge di avverbi, e dunque a non capirci niente, né io né i miei alunni, ho dovuto ammettere che stavo sbagliando. Il loro processo di apprendimento linguistico era in fieri, e doveva essere supportato, non dato per scontato.
Così ho iniziato a riflettere sulla semplificazione del linguaggio, studiando per sciogliere le strutture linguistiche, utilizzare un lessico semplice, appianare le metafore, non aprire mille digressioni, organizzare le informazioni in maniera schematica ed essenziale. Tutti processi che ho seguito anche per il lavoro sui pannelli e le audiodescrizioni del Museo della Ceramica di Cutrofiano.

Il Museo della Ceramica di Cutrofiano è piccolo e bellissimo, un gioiello nato dall’intuizione e dalla cocciutaggine di Salvatore Matteo, ora direttore onorario. I reperti non sono tantissimi, ma sono tenuti bene, e quando stai là, nel mezzo delle stanze piene di ceramiche da fuoco, fischietti e vasi, non puoi non sentire l’amore che c’è in quel posto, in chi lo ha voluto e in chi se ne prende cura.
Ci sono anche dei bei pannelli, pieni di informazioni, e c’è un catalogo, recente, arioso, con tante immagini selezionate e un’impaginazione elegante.
Eppure, tutta questa bellezza, in quella forma, non era per tutti.

L’associazione 34° Fuso, che si prende cura di molti luoghi di cultura nel nostro territorio, insieme ad AVR LAB dell’Università del Salento, mi ha chiamata a lavorare sui testi espografici, affinché quei pannelli, quelle informazioni, potessero essere alla portata di ogni persona che avesse varcato la soglia del Museo, indipendentemente dal grado culturale o dall’approccio cognitivo, dall’età e dalla provenienza geografica e sociale.
Mi preme dire che lavorare su un linguaggio che sia semplice da leggere e da comprendere è insieme una grande sfida e un’immensa fortuna, perché sposta in avanti le frontiere della conoscenza e riduce le disparità.
Trovarsi di fronte a dei testi lunghi, che abbiano un intento narrativo, informativo e letterario insieme e un certo gusto per un lessico inusuale e ricercato credo sia uno dei piaceri che molti fruitori di musei ed esposizioni si aspettano. Ma le persone hanno abilità molto diverse tra loro, e tutte hanno diritto di partecipare alla vita culturale.

I musei devono contribuire al benessere della comunità, partecipare delle dinamiche sociali ed essere accoglienti.
Così ho iniziato innanzitutto a conoscere la materia stessa del museo, la tradizione ceramica, le lavorazioni, i protagonisti, leggendo i saggi di esperti, archeologi e docenti; ho passato molto tempo a Cutrofiano e ho preso parte ai laboratori pensati per persone con problematiche cognitive. Poi ho studiato le linee guida sull’accessibilità museale e diversi interventi sulla scrittura facile da leggere e da capire; in seguito ho selezionato le informazioni. Che forse è stato il passaggio più complicato. Perché le informazioni sono tante, belle e affascinanti, e a chi di noi non piace sapere sempre qualcosa in più?
Alcune le ho dovute sacrificare, ho scelto quelle essenziali, e ho costruito un testo diviso in blocchi informativi che seguissero un ordine logico. Ho utilizzato frasi brevi e lineari che, a parte rare eccezioni, presentassero gli elementi logici fondamentali: soggetto, verbo, complementi.
Ho utilizzato pochi avverbi e ho cercato di evitare gli incisi e le subordinate. Sono ricorsa a un lessico quanto più possibile quotidiano, e di fronte ad alcuni lemmi più ricercati o specialistici, ne ho spiegato il significato.
In accordo, inoltre, con i tecnici, abbiamo stabilito di non superare le 1400 battute, per facilitare la lettura e anche perché c’erano dei vincoli spaziali da considerare, visto che ogni pannello ha anche la trascrizione in braille per l’inclusione dei non vedenti.

I pannelli che sono stati realizzati non aderiscono al cento per cento al linguaggio facile da leggere e da capire, perché seguono un doppio binario. Sono pensati per le persone con disabilità intellettive ma anche per i non vedenti, come accennato prima. Si è cercato pertanto di coniugare ambo le esigenze, lavorando di compromesso. Così, accanto alla sintassi e al lessico quanto più essenziali, per favorire l’inclusione dei disabili intellettivi, dei bambini e degli stranieri che non possiedono ancora la nostra lingua, si è cercato di non trascurare del tutto l’eleganza del testo, né la quantità e la qualità delle informazioni per i visitatori non vedenti.
Lo stesso procedimento è stato usato anche per le audiodescrizioni, dove sono stati utilizzati i testi già redatti per i pannelli ma con qualche ampliamento, sempre nell’ottica dell’accessibilità.
Naturalmente, sia i pannelli che le tracce audio relative sono solo una delle possibilità di inclusione; ce ne sono molte altre plausibili, e tutte agiscono in accordo con l’allestimento di un luogo culturale, che va considerato nella sua interezza.
A parte la gioia di lavorare in un posto così amato, e che tanto ho amato, ciò che conta è fare di questo museo un luogo culturale il più possibile aperto a tutti. I musei sono indiscutibilmente degli strumenti di crescita e miglioramento sociale, di educazione e di apprendimento, fondamentali nel nostro cammino verso una società più equa.

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