Parola #4
EMANCIPAZIONE
di MarcoLeo Imperiale , Direttore Scientifico del Museo della Ceramica di Cutrofiano
Nuovi percorsi di accessibilità per il Museo della Ceramica di Cutrofiano
La nuova definizione di Museo, varata dall’ ICOM (International Council of Museums) nell’Assemblea Generale Straordinaria di Praga 2022, introduce e mette al centro dei compiti di ogni istituzione museale l’esigenza di essere accessibili e inclusivi, promuovendo “la diversità e la sostenibilità”. Questa definizione chiaramente riprende i principi della Convenzione di Faro, ratificata dall’Italia nel 2020, che all’articolo 12 dichiara la necessità di “promuovere azioni per migliorare l’accesso all’eredità culturale, in particolare per i giovani e le persone svantaggiate, al fine di aumentare la consapevolezza sul suo valore, sulla necessità di conservarlo e preservarlo e sui benefici che ne possono derivare”. Il Patrimonio Culturale è quindi un diritto e un elemento fondamentale per “lo sviluppo umano e la qualità della vita” e in quanto “diritto all’eredità culturale” fa propri i precetti della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Questo quadro di norme ed accordi costituisce il contesto in cui da una parte si è resa necessaria una più ampia fruibilità del patrimonio culturale a tutte le fasce di pubblico e, dall’altra, si è resa impellente la creazione di nuove forme di attrattività per il non-pubblico, per il pubblico potenziale, soprattutto favorendo coloro che esprimono bisogni diversi.
I fruitori del patrimonio culturale – tutti noi che componiamo la società civile e che siamo espressione di comunità complesse – manifestano differenti bisogni nella loro eterogeneità e nella loro interculturalità. Quindi abbattere barriere nei musei vuol dire rispondere ad aspettative che solo in parte sono di ordine fisico ed architettonico, ma che comprendono anche problematiche di tipo culturale, cognitivo, tecnologico, economico. Rendere un museo accessibile e inclusivo vuol dire favorire l’autonomia del visitatore, dall’accesso agli spazi alla fruizione dei contenuti culturali, qualunque sia il bisogno dei fruitori, le loro modalità di apprendimento e le capacità individuali, per quanto possibile superando anche le barriere linguistiche e nazionali. Una sfida estremamente complessa, in cui è necessario coinvolgere professionisti del settore, esperti di design della comunicazione e del mondo dei beni culturali, rendere protagonisti i portatori di interessi ascoltando quali possano essere le esigenze; pensando anche ai giovani, ai “nuovi pubblici”; è necessario, inoltre, “sperimentare nuove forme di coinvolgimento attraverso i media digitali e rafforzare le competenze degli operatori che devono affrontare le molte sfide dei pubblici” (A. Bollo in F. De Biase (a cura di), I pubblici della cultura. Audience development, audience engagement, Milano, 2014).
L’art. 9 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (2006) ben chiarisce cosa sia l’accessibilità: «l’accesso all’ambiente fisico, sociale, economico e culturale, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico». Tra di essi, ovviamente, hanno un ruolo centrale i musei e ogni forma di prodotto culturale, come richiamato dall’art. 30 della convenzione stessa.
Se nei nuovi allestimenti appare necessaria ed evidente la creazione di spazi accessibili ai diversi pubblici sin dalle fasi progettuali, già a partire dall’ideazione dell’allestimento, e secondo il principio per il quale ciò che è pienamente accessibile quasi non appare perché è inclusivo per sua natura, diverso è il caso dei luoghi culturali nati per altri scopi e non in grado di accogliere visitatori con esigenze specifiche. In questi ultimi, appare indispensabile analizzare gli spazi a disposizione, il pubblico di riferimento e avviare strategie di inclusione per superare differenze fisiche, cognitive e sensoriali, spesso ponendosi obiettivi anche di lungo termine, che coinvolgano sensibilità ed esperienze diverse facendo della perseveranza, dell’ascolto e della creatività gli assi portanti del proprio lavoro.
Il Museo della Ceramica di Cutrofiano ha potuto beneficiare di un finanziamento PNRR, destinato ad interventi per la rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali dei musei e luoghi della cultura pubblici non appartenenti al Ministero della Cultura. Il progetto, prodotto e attuato dall’aps 34esimo Fuso e da una serie di partner pubblici e privati, ha perseguito l’obiettivo di mettere in campo tanti strumenti per rendere il museo maggiormente accessibile e attrattivo nei confronti di un pubblico molto vasto, per età e bisogni, ma anche per provenienza. Accanto all’attenzione riservata alla comunità di Cutrofiano, di cui il museo vuole essere sin dalla sua fondazione il principale portatore di memoria collettiva, sono state realizzate azioni di “audience engagement” aperte a un pubblico più vasto. Questo è avvenuto attraverso la predisposizione di dispositivi e applicazioni digitali, di strumenti per i portatori di deficit sensoriali, quali nuovi pannelli dedicati, una guida in braille, nuovi supporti video nella lingua italiana dei segni (LIS), e perfino attraverso forme di riscrittura semplificata dei contenuti, anche in una piccola guida essenziale che può essere acquisita dai visitatori. Le azioni e i laboratori destinati al creative aging, all’invecchiamento creativo, attraverso la stimolazione cognitiva e le attività manuali e coinvolgendo ospiti di strutture terapeutiche, hanno valorizzato ancora di più la funzione sociale che il museo vuole assumere. Queste ed altre iniziative, si sono svolte caratterizzando ancora di più l’universalità del gesto di manipolare l’argilla, quasi un archetipo, come stimolo di rimembranze per collegare mondi lontani, nel tempo e nello spazio. Così, ad esempio, nelle iniziative dedicate ai migranti, i manufatti del museo sono diventati ponte di collegamento con luoghi apparentemente lontani e in realtà più vicini grazie a comuni e riconoscibili forme di cultura materiale.
Molte di queste esperienze sono raccontate nelle pagine che seguono e raccontano questa nuova stagione del Museo della Ceramica di Cutrofiano, ora orgogliosamente più accogliente.
Eppure, non mancano le difficoltà nel mantenere l’equilibrio che i musei dovrebbero esercitare, o che ci si aspetta che esercitino, mediando tra l’essere custodi del passato e delle opere che più raccontano l’uomo, anche nelle sue forme di ingegno, e l’essere attrattivi per un pubblico che oggi esprime interessi a volte lontani. Luoghi aperti, inclusivi ed educativi, non devono però divenire luoghi di mercificazione della cultura, di banalizzazione della storia e di rappresentazione delle identità come elementi esclusivi. Quelle forme di mercificazione e di banalizzazione che spesso riaffiorano nel nostro tempo, quando l’agire non è accompagnato da senso critico e prende derive pericolose. Si pensi alla cancel culture, o cultura della cancellazione e del boicottaggio, in cui non si tenta di capire il passato ma lo si giudica soltanto, si attribuiscono al passato, anche remoto, i pregiudizi di chi detiene la verità dell’oggi, applicando alla storia solo categorie etiche e morali senza il tentativo di comprendere, di storicizzare i fenomeni.
Quindi i musei hanno un ruolo fondamentale nel veicolare storie autentiche attraverso la cultura materiale e il gesto artistico, rimuovendo le barriere che rendono il godimento delle opere e il fluire delle informazioni inaccessibile a livello informativo, a livello cognitivo ed interlinguistico, infine, a livello percettivo sensoriale.
Il notissimo storico dell’arte e uomo delle istituzioni Antonio Paolucci, da poco scomparso, in una intervista ad un piccolo giornale romagnolo, auspicava che i musei del futuro tornassero ad avere una funzione simile a quella che aveva permesso la nascita di straordinari luoghi come il Louvre a Parigi: luoghi di educazione alla cittadinanza in grado di emozionare, commuovere, ma soprattutto, con le parole di Paolucci, un museo dovrebbe essere “un grande tempio storico, non un divertimentificio che tradisce la sua vera natura”. Ecco, questa può essere una lezione anche per i piccoli musei del territorio come il Museo della Ceramica di Cutrofiano: essere un tempio laico aperto a tutti, in grado di ascoltare oltre che di raccontare, ma soprattutto un luogo di coscienza unitaria e di emancipazione.