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I fischietti
Le origini del fischietto di terracotta sono antichissime, probabilmente risalgono al Neolitico. Dalle civiltà precolombiane alle tradizioni asiatiche ed europee, la ceramica sonora è stata utilizzata per richiami, giocattoli, e nei rituali. La collezione del Museo di Cutrofiano si compone di oltre 400 manufatti, molti dei quali donati dal collezionista Mario Briosi nel 2010. Questi esemplari arrivano da varie parti del mondo, e quelli provenienti dalle varie regioni italiane comprendono sia manufatti tradizionali, come gli esemplari piatti di Caltagirone, i cuchi veneti, e i coloratissimi fischietti materani e murgiani, sia alcune opere di maestri contemporanei.
La pavoncella
Nel colorato regno della ceramica graffita nel Sud Italia, accanto a elementi geometrici e floreali compaiono anche elementi zoomorfi, tra cui uccelli di varia natura. Di questi, uno in particolare è molto frequente e cattura l’attenzione: un piccolo volatile dalle lunghe zampe e dal piumaggio giallo-bruno, che danza leggero su piatti, ciotole e recipienti vari. L’esuberante pavoncella illumina con la sua figura uno dei catini in ceramica graffita policroma della collezione di Cutrofiano ed è il simbolo del nostro museo. Tutto intorno il manufatto è decorato con dei motivi a foglie larghe e floreali verdi, gialli e blu. Due pavoncelle molto simili le troviamo su un catino prodotto a Manduria.
Le maioliche e le ceramiche di pregio
Il museo custodisce un’importante collezione di manufatti pregiati provenienti da varie parti d’Italia e databili tra il Cinquecento e l’Ottocento. Mentre le ceramiche di Cutrofiano erano pensate per la società contadina, alle classi più agiate erano destinate le maioliche e le ceramiche invetriate, il cui colore principale è il bianco anche se le decorazioni tendono a essere policrome. Alcune di queste ceramiche sono esposte nelle vetrine al centro della sala.
I ceramisti di cutrofiano
A partire dal Seicento, nei documenti parrocchiali e negli atti notarili si raccontano le storie dei figuli cutrofianesi come Giovanni Scorrano, Raffaele Russo e altri, che tramandano l’arte della creta di generazione in generazione. Nello stesso periodo, nell’artigianato ceramico lavorano anche Giovanni Greco, Andrea Campa, Salvatore Gorgoni e Lupo Colabene e le famiglie dei Ligori, degli Schinzari e dei Colì, questi ultimi attivi ancora oggi.
La ceramica nell’uso quotidiano
Nel pieno Medioevo, i servizi da tavola si compongono di ciotole, scodelle e tazze per le pietanze e brocche e boccali per le bevande. Il vasellame alimentare è spesso rivestito di vetrina, per renderlo impermeabile, più igienico e adatto a essere decorato con vari motivi, tra cui gli stemmi familiari.
La bottega del ceramista
Cutrofiano, con il suo territorio ricco di argilla, legname e acqua, rappresenta da secoli un luogo ideale per la produzione della ceramica. Le argille, di origine marina e spesso associabili alla Formazione di Gallipoli, un deposito marino del Pleistocene, sono ricche di fossili e richiedono un’accurata lavorazione per ottenere un impasto plastico, adatto alla modellazione.